lunedì 7 luglio 2014

Fotogrammi della mia memoria




Champoluc.
Aosta 7 luglio 1994.

"Su questi monti
immersi nell'azzurro del Paradiso
ho lasciato la mia anima."
                                         Angelo



Oggi 7 luglio 2014 se ne vanno venti anni senza di te, papà. In questo giorno singolare metto da parte il cinema e scelgo di tradurre a parole i fotogrammi affiorati alla mia memoria pochi giorni fa grazie a mamma.

Dedicato a papà.
In memoria di Riccardo Veraldi, il pittore, e Ilva Sgarbi, sua moglie.

Piccina io, aggrappata alla mano di papà salivo le scale della corte, percorrevo il ballatoio esterno e entravo in mansarda nella minuscola anticamera. Tre sedie, un tavolino di legno sbeccato, un fornelletto a gas su cui sbuffava e borbottava una caffettiera. La mano esile e nodosa dell’artista la toglieva prontamente dal fuoco e ne versava il contenuto nelle tazzine spaiate che venivano porte a mamma e papà e agli altri ospiti presenti. L’odore del caffè era contrastato da quello dei solventi e dei colori a olio, così il mio sguardo curioso vagava di già nella stanza adiacente oltre la soglia senza porta. Tavolozze macchiate di colori, tele poggiate con noncuranza le une sulle altre a terra, altre appese già incorniciate. Ora entriamo, diceva la moglie dell’artista, ben più loquace e in carne rispetto a lui, il pittore, che senza doverne parlare lasciava trasparire tutta la sua malinconia dagli occhi di brace. Nello stesso modo anche le pennellate che imprimeva sulla tela unite ai soggetti e all’uso dei colori esprimevano la sua forza e la sua rabbia, l’impotenza, in altri casi la sua dolcezza e il suo garbo.

Riccardo Veraldi

La stanza era un rettangolo e sulla parete destra, un lato corto, c’era una finestrella che dava sulla vecchia corte milanese, lungo gli altri lati pennelli a mollo, cavalletti con opere abbozzate o quasi terminate, tele e tavolozze, sculture, panchine di legno strette e senza schienale su cui era quasi impossibile sedere senza battere la testa contro il tetto spiovente. Le tele venivano spostate e osservate, si discuteva sulla genesi delle varie opere, persino di un nudo di donna, una copia dal vero.

Riccardo Veraldi nel suo studio a Milano

Ma la modella non si vergogna a posare tutta nuda? Pensavo e arrossivo, credo. Ogni volta, almeno un quadro mamma e papà lo compravano, di solito ancora senza cornice, e si doveva tornare a ritirarlo dopo che gli era stata messa.

Riccardo Veraldi, Tenerezze, nella collezione di mamma e papà

Osservavo quella mansarda che fungeva da studio e quel pittore barbuto magro e silenzioso, che dipingeva quadri forti e variopinti con un’intensità tale da scuotermi, e lo vedevo parlare con il mio papà, lo faceva sentire a suo agio, penso, perché come lui era schietto, diretto, semplice. Ma anche spiritoso. Magicamente il pittore ombroso e silenzioso con papà diventava chiacchierone e sorridente.

Lago Blu, Champoluc
Lago Blu, Champoluc

8 commenti:

Anonimo ha detto...

vorrei tanto poter dire che un giorno li ritroveremo... vorrei tanto...
luc.

mamy ha detto...

mi sono commossa e ho rivissuto tutti i momenti felici passati e
pieni di tanti interessi comuni condivisi. Ciao Angelo, in tutti questi anni ti ho sempre sentito accanto a me e alle tue figlie adorate....

anna ha detto...

Mi sono commossa anch'io.
Intenso!

Barbara ha detto...


<3

Claude ha detto...

Nonostante i miei ricordi siano più sfuocati posso rivedere anche io quella mansarda, con le tele e i colori. Quanta magia in quel luogo così piccolo.
Oggi avrei tanto voluto trascorrere la giornata sui monti.

Tita ha detto...

Grazie a tutti.
Un abbraccio a mamma e Claudia.

Anonimo ha detto...

Ciao Tita, sono Enrico, figlio di Riccardo Veraldi. Voglio ringraziarti x questo bellissimo ricordo dei miei genitori e per aver descritto così bene l'atmosfera che si respirava in quello studio dove tra l'altro ho lavorato anch'io insieme a mio padre. Purtroppo non riesco a visualizzare le foto che hai pubblicato sul tuo blog e purtroppo non riesco a ricondurre dai pochi dettagli e capire chi tu sia nonostante abbia anch'io frequentato x anni tutti i clienti di mio padre. Ti invito a cercarmi su FaceBook dove magari potrai mandarmi le foto di questo tuo bellissimo ricordo. Un abbraccio da Enrico Veraldi

Tita ha detto...

Caro Enrico, che piacere ritrovarti! Grazie a te, del tuo commento, è stato bellissimo ricordare quei momenti insieme ai tuoi, per me indimenticabili. Ho sistemato il post, ora le foto sono visibili. In ogni caso cercherò di contattarti su Facebook tramite mio marito che è iscritto, credo risalirai facilmente a chi io sia.
Un abbraccio a te,
Francesca (il mio vero nome)